Difference between revisions of "CIL 06, 18385; CIL 06, 34115; CLE 1184 (Q11015)"
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- | + | CIL 06, 18385; CIL 06, 34115; CLE 1184 | |
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+ | AGLI DEI MANI DI FLAVIA NICOPOLI. TITO ELIO STEFANO, LIBERTO DI AUGUSTO, ALLA MOGLIE DILETTA, PER SE, PER I FIGLI, PER I LIBERTI E LE LIBERTE POSE. Se per caso un passante disposto a una sosta si chiede quali lacrime renda questo nostro campicello, arato a lugubri scritte, si fermi un istante, glielo dirò. Finché visse, costei, sposa carissimaun tempo di Elio Stefano, fu Flavia Nicopoli, né cesserà di vivere a me cara, fino a che avrò vita. Nulla ormai mi acqueta e mi ristora se non l'immagine della morte, torna a invocare nel sonno colei che mi fu rapita dagli dèi, e sempre, nella speranza che i numi mi possano udire, ripeterò, Flavia Nicopoli, il tuo dolce nome e spesso spargerò lacrime nel tuo sepolcro. Oh, volessero almeno gli dèi esaudire la mia preghiera, sì ch'io possa veder spuntare un fiore sulla tua tomba da un ramo verde, o nel germoglio dell'amaranto o nel roseo o purpureo colore della viola, sì che il passante, nello scorgere i fiori, rallenti il passo, legga e dica a se stesso: «Cotesto fiore è il corpo di Flavia Nicopoli». | ||
Property / Translation IT: AGLI DEI MANI DI FLAVIA NICOPOLI. TITO ELIO STEFANO, LIBERTO DI AUGUSTO, ALLA MOGLIE DILETTA, PER SE, PER I FIGLI, PER I LIBERTI E LE LIBERTE POSE. Se per caso un passante disposto a una sosta si chiede quali lacrime renda questo nostro campicello, arato a lugubri scritte, si fermi un istante, glielo dirò. Finché visse, costei, sposa carissimaun tempo di Elio Stefano, fu Flavia Nicopoli, né cesserà di vivere a me cara, fino a che avrò vita. Nulla ormai mi acqueta e mi ristora se non l'immagine della morte, torna a invocare nel sonno colei che mi fu rapita dagli dèi, e sempre, nella speranza che i numi mi possano udire, ripeterò, Flavia Nicopoli, il tuo dolce nome e spesso spargerò lacrime nel tuo sepolcro. Oh, volessero almeno gli dèi esaudire la mia preghiera, sì ch'io possa veder spuntare un fiore sulla tua tomba da un ramo verde, o nel germoglio dell'amaranto o nel roseo o purpureo colore della viola, sì che il passante, nello scorgere i fiori, rallenti il passo, legga e dica a se stesso: «Cotesto fiore è il corpo di Flavia Nicopoli». / rank | |||
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Property / Translation IT: AGLI DEI MANI DI FLAVIA NICOPOLI. TITO ELIO STEFANO, LIBERTO DI AUGUSTO, ALLA MOGLIE DILETTA, PER SE, PER I FIGLI, PER I LIBERTI E LE LIBERTE POSE. Se per caso un passante disposto a una sosta si chiede quali lacrime renda questo nostro campicello, arato a lugubri scritte, si fermi un istante, glielo dirò. Finché visse, costei, sposa carissimaun tempo di Elio Stefano, fu Flavia Nicopoli, né cesserà di vivere a me cara, fino a che avrò vita. Nulla ormai mi acqueta e mi ristora se non l'immagine della morte, torna a invocare nel sonno colei che mi fu rapita dagli dèi, e sempre, nella speranza che i numi mi possano udire, ripeterò, Flavia Nicopoli, il tuo dolce nome e spesso spargerò lacrime nel tuo sepolcro. Oh, volessero almeno gli dèi esaudire la mia preghiera, sì ch'io possa veder spuntare un fiore sulla tua tomba da un ramo verde, o nel germoglio dell'amaranto o nel roseo o purpureo colore della viola, sì che il passante, nello scorgere i fiori, rallenti il passo, legga e dica a se stesso: «Cotesto fiore è il corpo di Flavia Nicopoli». / reference | |||
+ | Author: L. Storoni Mazzolani Publication title: Iscrizioni funerarie romane Place: Milano Year: 1991 Page(s): 188-189 |
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Language | Label | Description | Also known as |
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English |
CIL 06, 18385; CIL 06, 34115; CLE 1184
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No description defined
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Statements
EDR150064
0 references
AGLI DEI MANI DI FLAVIA NICOPOLI. TITO ELIO STEFANO, LIBERTO DI AUGUSTO, ALLA MOGLIE DILETTA, PER SE, PER I FIGLI, PER I LIBERTI E LE LIBERTE POSE. Se per caso un passante disposto a una sosta si chiede quali lacrime renda questo nostro campicello, arato a lugubri scritte, si fermi un istante, glielo dirò. Finché visse, costei, sposa carissimaun tempo di Elio Stefano, fu Flavia Nicopoli, né cesserà di vivere a me cara, fino a che avrò vita. Nulla ormai mi acqueta e mi ristora se non l'immagine della morte, torna a invocare nel sonno colei che mi fu rapita dagli dèi, e sempre, nella speranza che i numi mi possano udire, ripeterò, Flavia Nicopoli, il tuo dolce nome e spesso spargerò lacrime nel tuo sepolcro. Oh, volessero almeno gli dèi esaudire la mia preghiera, sì ch'io possa veder spuntare un fiore sulla tua tomba da un ramo verde, o nel germoglio dell'amaranto o nel roseo o purpureo colore della viola, sì che il passante, nello scorgere i fiori, rallenti il passo, legga e dica a se stesso: «Cotesto fiore è il corpo di Flavia Nicopoli».
1 reference
L. Storoni Mazzolani
Iscrizioni funerarie romane
Milano
1991
188-189