Difference between revisions of " CIL 06, 01779, cfr. pp. 3174, 3814, 4757-4759; CLE 0111 (Q11794)"

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Property / Translation IT: Lato posteriore: Il dono più grande che ho ricevuto dalla mia famiglia è stato quello di essere ritenuta degna, per il suo splendore, di avere te come marito, ma tutta la mia fama e la mia gloria sono nel nome di te, o Agorio, mio marito, che, nato da superba schiatta, la patria, il senato e la consorte illustri con l'onestà, coi costumi e anche con gli studi, mediante i quali hai raggiunto l'apice supremo della virtù. Perchè tutto ciò che è stato pubblicato nell'una e nell'altra lingua a cura dei sapienti, per i quali è spalancata la porta del cielo, o quelle opere che abili poeti composero in versi o quelle che sono state scritte in prosa, rendi migliori di quanto non fossero quando, per leggerle, le avevi prese fra mano. Ma queste sono cose di poco conto. Tu pio, iniziato ai misteri, tieni celati nel segreto del tuo cuore i ritrovamenti delle sacre iniziazioni. Dotto, tu veneri la potenza molteplice degli dei, legando benevolmente a questi riti anche la moglie, conscia degli uomini e degli dei, a te fedele. Ed ora, che senso ha parlare degli onori e delle potestà, gioie che gli uomini si augurano ardentemente di avere, gioie che tu sempre considerasti effimere e di poco valore, tu che, sacerdote degli dei, con le tue sacre bende godi di fama sublime? Tu, o marito, conduci nei tempi degli dei e consacri al loro servizio me, con il dono della cultura, strappandomi, pura e pudica, al destino di morte. Sotto il tuo sguardo, io mi inizio a tutti i misteri: tu, pio consorte, onori me, sacerdotessa della dea del Dindimo e di Atti, con l'iniziazione mitriaca; a me, ministra di Ecate, i triplici segreti insegni, tu degna mi rendi dei sacri riti della greca Cerere. Per merito tuo tutti mi esaltano felice e pia, perché tu stesso diffondi per tutto il mondo la fama della mia bontà: io, benché oscura, sono da tutti conosciuta: avendo te come marito, come potrei non piacere? Esempio da me le madri romane vanno cercando e ritengono bella la loro prole se è simile alla tua. Desiderano e lodano ora, gli uomini e le donne, le insegne che tu, maestro, mi hai date. Ora, perduto tutto questo, io tua sposa mi macero nel dolore, io, che felice sarei stata se gli dei mi avessero concesso di morire prima di te, mio sposo, eppure felice egualmente, perché sono tua e tua sono stata e dopo la morte fra breve sarò nuovamente tua. / reference
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Author: I. Lana - A. Fellin
Publication title: Civiltà letteraria di Roma antica
Place: Messina
Year: 1983
Page(s): 730

Revision as of 10:16, 5 April 2016

Funerary elogium
Language Label Description Also known as
English
CIL 06, 01779, cfr. pp. 3174, 3814, 4757-4759; CLE 0111
Funerary elogium

    Statements

    EDR121930
    0 references
    01768
    0 references
    279392
    0 references
    Lato posteriore: Il dono più grande che ho ricevuto dalla mia famiglia è stato quello di essere ritenuta degna, per il suo splendore, di avere te come marito, ma tutta la mia fama e la mia gloria sono nel nome di te, o Agorio, mio marito, che, nato da superba schiatta, la patria, il senato e la consorte illustri con l'onestà, coi costumi e anche con gli studi, mediante i quali hai raggiunto l'apice supremo della virtù. Perchè tutto ciò che è stato pubblicato nell'una e nell'altra lingua a cura dei sapienti, per i quali è spalancata la porta del cielo, o quelle opere che abili poeti composero in versi o quelle che sono state scritte in prosa, rendi migliori di quanto non fossero quando, per leggerle, le avevi prese fra mano. Ma queste sono cose di poco conto. Tu pio, iniziato ai misteri, tieni celati nel segreto del tuo cuore i ritrovamenti delle sacre iniziazioni. Dotto, tu veneri la potenza molteplice degli dei, legando benevolmente a questi riti anche la moglie, conscia degli uomini e degli dei, a te fedele. Ed ora, che senso ha parlare degli onori e delle potestà, gioie che gli uomini si augurano ardentemente di avere, gioie che tu sempre considerasti effimere e di poco valore, tu che, sacerdote degli dei, con le tue sacre bende godi di fama sublime? Tu, o marito, conduci nei tempi degli dei e consacri al loro servizio me, con il dono della cultura, strappandomi, pura e pudica, al destino di morte. Sotto il tuo sguardo, io mi inizio a tutti i misteri: tu, pio consorte, onori me, sacerdotessa della dea del Dindimo e di Atti, con l'iniziazione mitriaca; a me, ministra di Ecate, i triplici segreti insegni, tu degna mi rendi dei sacri riti della greca Cerere. Per merito tuo tutti mi esaltano felice e pia, perché tu stesso diffondi per tutto il mondo la fama della mia bontà: io, benché oscura, sono da tutti conosciuta: avendo te come marito, come potrei non piacere? Esempio da me le madri romane vanno cercando e ritengono bella la loro prole se è simile alla tua. Desiderano e lodano ora, gli uomini e le donne, le insegne che tu, maestro, mi hai date. Ora, perduto tutto questo, io tua sposa mi macero nel dolore, io, che felice sarei stata se gli dei mi avessero concesso di morire prima di te, mio sposo, eppure felice egualmente, perché sono tua e tua sono stata e dopo la morte fra breve sarò nuovamente tua.
    1 reference
    I. Lana - A. Fellin
    Civiltà letteraria di Roma antica
    Messina
    1983
    730