CIL 06, 12652 (Q10094)

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CIL 06, 12652
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    Statements

    EDR108740
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    ATIMETO ANTEROTIANO LIBERTO DI PANFILIO, LIBERTO DI TIBERIO CESARE AUGUSTO, PER SE' E PER CLAUDIA OMONEA, LIBERTA CON LUI E SUA SPOSA [omissis, in greco]. a) Tu, che avanzi con animo lieto, ferma il passo un istante, ti prego; leggi queste poche parole. Io sono colei che fu la più elette tra elette fanciulle, Omonea, ora sepolta in un breve tumulo. Venere Pafia mi donò la bellezza, le Cariti la grazia, Pallade mi istruì in tutte le arti. Non ancora ventenne, il fato iniquo mi ghermì: oh, non per me mi dolgo! Più della morte mi contrista il dolore del mio consorte, Atimeto. "Ti sia lieve la terra, sposa tanto meritevole della vita e di aver goduto, un tempo, dei suoi beni". b) Se il destino crudele permettesse uno scambio di anime, e si potesse con la propria morte riscattare la vita altrui, ben volentieri, Omonea diletta, offrirei per te il poco tempo che la vita mi riserva. Ma ora, che più mi resta se non fuggire la luce e gli dèi, per accelerare la mia morte e seguirti sullo Stige? "Cessa, o mio sposo, di funestare nel pianto la tua giovinezza, e sollecitare nel dolore un destino eguale al mio. A nulla giovano le lacrime, né si può modificare il fato. La mia vita è compiuta: è questo il termine unico al quale giunge ogni cosa. Cessa ormai. Che tu non abbia a soffrire mai più un dolore simile a questo, e siano propizi gli dei tutti ai tuoi voti. Quel che la morte prematura mi sottraessi giovinezza lo doni a te, e prolunghi il tempo che ti spetta da vivere".
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