M. Silvestrini, in Epigrafi romane di Canosa, II, Bari 1990, pp. 4-6 add. 16 (Q11943)

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M. Silvestrini, in Epigrafi romane di Canosa, II, Bari 1990, pp. 4-6 add. 16
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    EDR151303
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    587751
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    Colui che finché ebbe vita visse sempre da avaro, risparmiando per gli eredi, odioso perfino a se stesso, costui ordinò (nel testamento) che dopo la morte una mano esperta scolpisse la sua figura distesa a banchetto in posa gioviale, affinché almeno nella morte possa finalmente sdraiarsi a riposare, e godere disteso di un sonno sereno. A destra siede il figlio, che partì militare e morì prima del mesto funerale del padre. Ma che se ne fanno i morti di un ritratto gioviale? Semmai, avrebbero fatto meglio a comportarsi in quel modo da vivi. Caius Rubrius Urbanus fece per sé e per sua moglie Antonia Domestica, per suo figlio Cnaeus Domitius Urbicus Rubrianus, per i liberti e le liberte, per i posteri di costoro, e per Marcus Antonius Daphnus.
    1 reference
    Giulio Mugnai, Alessandro Pancani